di Luigi Ercolani
Per parlare di calcio, della vera anima del calcio, il regista Federico Rizzo è partito da un tifoso d.o.c. del Bologna F.C. come Gianni Morandi, che della squadra rossoblù è stato peraltro, per breve tempo, anche presidente onorario. La mitica canzone “Uno su mille ce la fa” del performer proveniente dagli Appennini bolognesi ha funto infatti, per stessa dichiarazione dell'autore, da ispirazione per la domanda fatidica: “E gli altri 999?”.
Il punto di partenza è stato proprio il chiedersi cosa succeda nel sommerso, alla base di quell'iceberg di cui la pubblica opinione può invece vedere unicamente la punta. E con l'espressione “pubblica opinione” si intende qui non solo coloro che a vari livelli seguono il calcio, ma anche chi è tiepido verso di esso o chi, addirittura, si ponga come dichiaratamente contrario allo sport più amato nel Bel Paese, magari ricorrendo alla trasversalmente diffusa formula “Sono solo ventidue uomini che guadagnano miliardi per correre dietro ad una palla”.
Questo aspetto economico è chiaramente un punto delicato: nell'ultimo trentennio, anche grazie al progresso tecnologico che ha permesso la diffusione capillare di reti televisive e dispositivi con cui guardare partite, tutto il volume d'affari è lievitato a livelli mai raggiunti, e ha conseguentemente generato non pochi scandali, in un mondo che già dagli albori ha dimostrato di non brillare per condotte etiche. Con il suo lungometraggio, tuttavia, Federico Rizzo è riuscito a ribaltare tale prospettiva, dimostrando come le furbizie, gli interessi, dinamiche malsane di ogni sorta, si sviluppino accanto a qualcosa di puro come la legittima aspirazione di fare della passione calcistica un mestiere, per almeno una parte della vita.
Di fronte ad un cinismo che non si ferma nemmeno di fronte alla giovane età dei protagonisti, il regista ci dice che la vera anima del calcio è proprio quella limpida e spontanea di coloro ai quali questo sport è entrato sottopelle, impregnandone lo spirito e facendo ardere il cuore di un fuoco difficilmente estinguibile. E se alle spalle di queste anime autenticamente candide avvengono comportamenti disonesti è compito del contesto attorno all'atleta vigilare affinché i passi compiuti siano sempre proporzionati e giusti.
È in particolare il ruolo della famiglia, in questo senso, a risaltare. 999-La vera anima del calcio mette infatti in chiaro che gli affetti che circondano l'atleta che insegue il suo sogno si rivelano cruciali nell'instradare, orientare, guidare e correggerne la rotta quando essa va in crisi, per motivi che di natura interna, come un il montarsi la testa di fronte ai successo o il lasciarsi prendere dallo scoramento di fronte ai fallimenti, o esterna, nel momento in cui ad esempio si palesino cattive influenze che possano deviarne il percorso, non solo a livello meramente calcistico.
Rizzo, a conti fatti, disegna una quindi storia che, pur evolvendosi con una forte matrice territoriale emiliana da Piacenza a Bologna, è valida in realtà per ogni latitudine del calcio italiano, e forse non solo. L'attenzione verso i sogni dei più giovani diventa di fatto una questione di responsabilità collettiva concentrica, dal suo microcosmo fino alla realtà più ampia in cui si inserisce.