Scienziato, pittore, scrittore, inventore, in poche parole: Leonardo Da Vinci.
Nato il 15 aprile 1452 a Vinci, in Toscana, Leonardo vive un’infanzia travagliata segnata dall’abbandono della madre naturale e dall’adozione da parte della nuova famiglia del padre. Il legame con il nonno segna i primi anni di formazione del giovane artista che, a 15 anni, diviene allievo del Verrocchio nella capitale fiorentina.
Nelle vie di Firenze insieme ai suoi compagni di studi del rinascimento, Leonardo cresce accanto a Botticelli e Perugino dove scopre la bellezza della scultura e del marmo di Carrara, mettendo comunque sempre al primo posto il pennello. Le prime opere di questo periodo sanciscono il profondo legame religioso dell’artista testimoniato nei temi delle sue tele quali la Madonna del Garofano e il Battesimo di Cristo.
La prima produzione è molto ampia e stancante per l’artista che per quattro anni decide di allontanarsi dalla pittura. Molte teorie raccontano di uno studio matto e disperatissimo della scienza e di un avvicinamento alla scrittura.
Ma una scintilla artistica sembra risvegliarsi grazie all’avvicinamento a Lorenzo de Medici, principe di Firenze, intorno al 1480. I progetti ambiziosi di Lorenzo di macchine per la guerra e l’ambiente fertile di villa Medici tra filosofi e letterati avvicinano Leonardo alla scienza e alla tecnica. Di questo periodo infatti ci sono molti testi (i codici vinciani) e poche opere pittoriche tra cui spicca l’adorazione dei magi.
L’ambizione guida l’ormai artista-scienziato e a primavera 1482 si ritrova alla corte dei sovrani di Milano per presentare un colossale progetto a Francesco Sforza: un cavallo di bronzo trionfante. Deciso a restare nella città del nord per il resto dei suoi giorni, Leonardo accetta molte commissioni per distrarsi dal fallimento del cavallo bronzeo che non verrà mai portato a termine e di cui sopravvivono solo disegni e bozzetti. Nel 1494 accetta un affresco nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie raffigurante gli Apostoli e Gesù durante l’ultima cena. Non a suo agio con la tecnica dell’affresco (che consiste nel dipingere direttamente su muro) a causa dei brevi tempi di asciugatura dei colori, l’artista crea una particolare mistura tra tempera e olio su due strati di intonaco. Questa tecnica rallentò i tempi di produzione dell’opera che si concluse 5 anni dopo.
Con la fine della dinastia degli Sforza, Leonardo torna a Firenze in occasione della morte della madre. Dopo vari anni di vagabondaggio tra Mantova, Pavia e Venezia in cerca di commissioni, l’artista, ormai cinquantenne torna stabilmente a Firenze. La nuova reggenza di Pier Soderini è fortemente politica e lontana dagli ideali del pittore, e le nuove generazioni di pittori fiorentini sono molto lontani dagli insegnamenti dell’ormai venuto a mancare Verrocchio.
Nelle stanze del Salone del Cinquecento, Leonardo viene incaricato di affrescare la battaglia di Anghiari dove si scontra con il giovane e spavaldo Michelangelo Buonarroti. La tecnica era di nuovo l’affresco ma il trucco dell’ultima cena questa volta si rivela vana e il fuoco usato per far asciugare il colore non basta e, come conseguenza, il colore inizia a colare dall’intonaco. Ulteriormente scoraggiato dalla velocità del rivale Michelangelo che, si dice, capace di rappresentare la battaglia di Cascina senza bozzetto preparatorio, dopo un paio d’anni abbandona l’affresco di cui restano solo alcuni disegni preparatori di un’abilità impressionante.
L’ultima opera dell’artista ne sancisce il successo immortale. Nonostante si raccontino migliaia di storie sull’identità della donna ritratta, la Gioconda è il quadro, tutt’ora, più visto al mondo. Con la sua capacità di seguire con lo sguardo lo spettatore, con il suo sorriso enigmatico e l’espressione serena, la Monna Lisa è la tela a cui Leonardo è stato più affezionato a tal punto che non verrà mai consegnato al committente ma seguirà l’artista nel suo ultimo trasferimento a Parigi. Alla corte di Francesco I, gli anni francesi sono i più sereni per l’artista circondato solo dai suoi due allievi più fedeli e dai suoi progetti visionari. Muore il 2 maggio 1519 a 67 anni.
Tecnica del maestro, che lo renderà immortale, è la prospettiva aerea che rende le figure più lontane, più sfumate a causa dell’atmosfera che ne altera la percezione. Una leggera sbavatura nei bordi delle figure quanto basta per renderle eteree. Nessuno dei suoi allievi è riuscito a imitarlo.
L’uomo è sempre stato al centro della sua produzione, ha voluto elogiarlo in tutti i modi arrivando a dargli le ali. Lo studio del volo degli uccelli è stato centrale per la maggior parte al centro delle sue analisi: l’elasticità delle ali, la velocità di alcune specie, la libertà di toccare il cielo. Leonardo ha dato le ali all’uomo per avvicinarlo al blu del cielo e a Dio.
Il debito che l’arte e la scienza hanno nei confronti di Leonardo Da Vinci è enorme e oggi, nel giorno del suo compleanno, non possiamo che mandargli un sentito grazie. Grazie per aver pensato l’impossibile, per aver dato vita ai colori, per aver dato vita ai sentimenti dell’animo più sincero.
Eleonora Poli