È inizio maggio, un martedì per l’esattezza, e piove da giorni. Nessuno ha prestato particolare attenzione a quelle previsioni del meteo, tanto si sa che esagerano sempre. Ma dopo ventiquattro ore la situazione non cambia di un millimetro e piove ancora. Così tanto che sembra addirittura riempire i fiumi, ma è impossibile, i nostri fiumi non si sono mai riempiti, tantomeno straripati. Eppure l’acqua continua a salire, a invadere le strade, a investire tutto quello che trova nella sua via. Quella notte sembrava non fare mai giorno. 620 milioni di euro di danni; 23 mila sfollati; le campagne emiliano-romagnole non hanno più la stessa faccia. I margini delle strade sono pieni di mobili infradiciati, elettrodomestici, giochi per bambini, vestiti e vecchi album fotografici. Ci sono le cantine stracolme di ricordi che il fango ha trasformato in sculture di cemento. E i garage, dove i materiali dei vari hobby, pesca, caccia, cucito, ancora galleggiano nell’acqua rimasta intrappolata nei piani interrati delle abitazioni. I campi sono grandi piscine a cielo aperto e dell’asfalto non c’è più traccia. Nell’aria solo odore di fango, quel fango che fa venire la nausea e al solo sentore fa ricordare quelle ore di buio. Sono 16 i decessi e 57 i comuni colpiti.
È la prima volta che la regione Emilia Romagna affronta una simile tragedia climatica. Migliaia di raccolti sono andati persi, i danni alle infrastrutture sono incalcolabili e quelli alle persone ancora di più.
Come aiutare, allora, queste 23mila persone? Quali gli interventi programmati a favore di quei 57 comuni? Le istituzioni di volontariato locali sono state le prime a mettersi all'opera. Chi andava a spalare via il fango dalle abitazioni e chi forniva beni di prima necessità ma anche mobili e giocattoli per sostituire quelli andati persi in una notte sola. Molti aiuti sono stati forniti da multinazionali di elettronica, carrozzerie, mercatini dell'usato, concessionarie ma soprattutto dai cittadini che, come i loro vicini, avevano visto la paura dell'acqua solo sfiorare i loro garage. Dopo è arrivata la politica. Si sono stanziati fondi d'emergenza, rimborsi e agevolazioni per chi aveva avuto maggiori danni, divisi a rate per dare tempo ai lavori di procedere in sicurezza.
Ora che sono passati nove mesi, com'è la situazione? I fortunati hanno ricevuto, in rate, il denaro promesso, i meno fortunati stanno ancora aspettando. Si fanno ancora incontri che vedono al tavolo Italia e Unione Europea, tra presidenti della regione e capi di stato, tra sindaci e amministrazioni. Lentamente riaprono i musei, i teatri colpiti e alcune strade (poche). Molte persone restano fuori casa. D'altronde è difficile sistemare così tante abitazioni in un colpo solo: i danni non sono gli stessi per tutti, i periti sono pochi così come le ditte libere di accettare nuovi incarichi. Certo, sono ancora aperti i bandi regionali per i rimborsi ai beni, come quello per le autovetture e i motocicli che si chiuderà a breve. Ma resta ancora tanto da fare.
Una nuova parte del Pnrr - ben 1,2 miliardi di euro - sarà investita nella prevenzione idrica e nello studio del territorio per evitare future crisi. “Queste risorse consentiranno di portare avanti azioni di risanamento ambientali ma anche il ripristino e la riqualificazione – ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni al termine dell'incontro al quale ha partecipato di recente a Forlì –. Chiaramente questo lavoro si somma al lavoro che il governo ha già portato avanti. Va aggiunto che il sostegno non si limita ai fondi del Pnrr ma anche al Fondo europeo di solidarietà. Siamo qui per portare risposte concrete”. Alla sua voce si sono aggiunte quelle della presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen e del presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. "Queste risorse - ha detto quest’ultimo - sono da aggiungere ai 2,5 miliardi già stanziati per i prossimi tre anni al fine di ripristinare ciò che ha danneggiato l'alluvione a partire dal territorio, quindi i fiumi, le frane, le strade, il patrimonio sportivo, culturale, le scuole”.
Sono tutte promesse che hanno un potenziale meraviglioso, ma nella pratica ci sono ancora mura da sanare e cantine da svuotare, c’è da cancellare quella riga nera che è rimasta tatuata sul muro, quell'odore che fa ancora girare la testa e quella sensazione di sprofondare in una poltiglia nera senza fine, con il fango che si infila negli stivali. Ci sono ancora persone ospitate da parenti e amici, costrette a lasciare le loro abitazioni inagibili e che non torneranno (forse mai più) in quella che chiamavano casa.
Ci sono ancora lente ripartenze che riescono a spaccare quel cielo di nuvole e a far tornare la luce. Al limitare di Ravenna un supermercato che a maggio è stato completamente sommerso ha riaperto in occasione delle festività natalizie. Con i suoi palloncini arancioni ha lanciato un chiaro segnale di speranza: nonostante i danni e il tempo necessario per sistemare le ferite, l’ Emilia-Romagna si alzerà più bella e luminosa di prima.
Eleonora Poli
Per approfondire: Amare il fiume anche dopo l'alluvione - un incontro con Fabio Mongardi, scrittore e alluvionato
Il legame che ognuno di noi ha con la propria terra rientra in quelle sensazioni che non si possono spiegare; è proprio questa stessa scarica che ha portato Fabio Mongardi, scrittore faentino, a tornare a parlare, nei suoi racconti, di quel fiume che tanto ha ferito la sua città e di cui ancora toglie i segni dalle mura di casa.