I giorni dell’alluvione sono ancora attualità. A Faenza, fra tante case non abitate e attività commerciali chiuse con alcune che forse non riapriranno più, vi sono ancora una sessantina di persone ospitate negli alberghi e tante famiglie – almeno seicento persone - sistemate in autonomia che stanno lavorando per recuperare le proprie abitazioni. È dunque presto per un bilancio complessivo. Però, dopo i mesi trascorsi da quel tragico maggio, si possono fare delle prime valutazioni e a questo scopo la voce di uno scrittore può avere un significato particolare. Se n’è accorta anche la regione Emilia-Romagna che proprio durante le festività natalizie ha dato spazio a uno scrittore faentino d’adozione (nato a Casola Valsenio colpita in maggio dalle frane) pubblicando nel proprio sito un video e un racconto inedito sotto il titolo “Il primo natale dopo l’alluvione”.
Un altro scrittore faentino pesantemente colpito dall’alluvione è Fabio Mongardi, autore che ha pubblicato con le case editrici Mobydick, Giraldi e Parallelo45 ottenendo numerosi riconoscimenti in premi letterari. Molte copie dei suoi libri sono state vendute in Germania, dove si è parlato di piccolo caso letterario.
Sottolineando quanto sia strana l’esistenza, si trova ora “coinvolto in tanti progetti da portare avanti, tra i quali una sceneggiatura e anche la riscrittura di un vecchio romanzo”, ma non ha il tempo e neppure la situazione ambientale giusta per farlo: Fabio abita temporaneamente in un appartamento in affitto. La notte del 16 maggio era andato a dormire fuori casa perché - racconta - “avevo accolto l’invito della figlia senza minimamente sospettare quello che poi sarebbe realmente successo”, ma portando con sé il gatto che ha così salvato da una tragica fine. L’indomani, tornando nella casa alluvionata sotto due metri di acqua, si è accorto di aver perso tutto: mobili, vestiti, libri e gli amati vinili con la musica rock anni ’70, jazz e classica. Si era salvata solo la chitarra, con l’adesivo del festival di Woodstock, appesa in alto sul muro. I giorni successivi sono stati certo tragici ma anche pieni di solidarietà e di nuove sensazioni negli spazi comuni vissuti tra gli alluvionati. La sua è stata un’esperienza che conferma “lo stato di impermanenza in cui viviamo, dove tutto cambia e il punto di vista non può mai essere sempre lo stesso”.
Passati i primi giorni, e trovato un alloggio provvisorio nella vicina Castel Bolognese, Fabio si è messo a rifare la casa, “che certo ora è un po’ diversa”. Infatti, ha scritto sulla sua pagina facebook, “non sarà mai come la prima volta in cui ci abbiamo messo piede. Non come quando, aprendo la porta, abbiamo respirato l’aria nuova delle infinite possibilità. Ora, come succede per un corpo violato, e dopo mesi di inutili tentativi di strappare via ogni possibile traccia dell’alluvione, è un ritorno senza illusioni. È il rientro, senza festeggiamenti, del reduce che ha salvato la sua vita, ma che ha perso nella battaglia gli affetti a lui cari”. Quello che succederà un po’ lo sa già, anche se nella sua casa ci tornerà definitivamente solo fra qualche mese. “Alla sera, quando chiuderemo le nostre porte - profetizza -, ci capiterà spesso di girare lo sguardo verso l’ingresso: un gesto improvviso, senza motivo, solo perché ci sembrerà di sentire un fruscio o un respiro provenire dall’esterno. E nelle notti di pioggia ci rivolteremo insonni sotto le coperte, ascoltando preoccupati lo sciabordio dell’acqua che scorre lungo i muri e invocheremo la luce del giorno sperando in un momento di quiete”.
In due post pubblicati sulla sua pagina facebook Fabio ha raccontato con ironia questa esperienza ricostruttiva. Uno è dedicato al primo contributo di 5.000 euro ricevuto per l’abitazione danneggiata: “Con cinquemila verdoni - scrive - mi potrò agevolmente pagare le spese per muratore, imbianchino, elettricista, infissi, pavimenti, arredamento cucina, sala, camera da letto, bagno, sistemazione garage e copertura spese extra per danni condominiali. Vi dirò di più: i soldi rimanenti non li metto certo in banca, li userò invece per farmi una bella vacanza, in fondo si vive solo una volta e una fortuna così non capita mica sempre, dai”. Il secondo post è dedicato a quegli artigiani (non tutti “bravi e onesti”) che “condividono subito la tua disgrazia e ti trasmettono fiducia”, rassicurandoti per le spese “con alzate di spalle, ‘ma dai, non parliamo di soldi in questa situazione, ci mancherebbe’”, ma poi ti dimostrano la loro solidarietà al momento del conto e “non vanno oltre i cento euro all’ora”.
L’impegno come scrittore non si è fermato e Fabio ha pubblicato due racconti dedicati proprio al fiume. Il primo è stato inserito nel volume collettivo “Faenza tieni botta!” e con il secondo ha voluto esprimere affetto per l’acqua e il fiume. Per il libro “La vita scorre sul fiume” ha così ricordato che “per noi bambini, nati e vissuti ai confini del Ponte del Castello, la scoperta del fiume Senio è stata una delle esperienze più esaltanti della nostra vita. Il possente fiume ci ha conquistato immediatamente trascinando la nostra fantasia lungo quell’acqua che arrivava dalle montagne lontano e correva verso le ignote pianure della bassa Romagna. Il fiume era come un meraviglioso cavallo selvaggio che poteva scalciare e punirti duramente, ma anche farti sognare per le mille possibilità di svago che trovavi fra le sue grandi rive. Quell’amore giovanile per me non è mai tramontato e nemmeno oggi che l’alluvione mi ha distrutto la casa riesco a guardare al fiume con rancore”.
Un affetto per il fiume che resta nonostante le alluvioni, tanto che si dice dispiaciuto nel vedere che la pulizia degli argini fatta in estate è stata totale, non è rimasto in piedi nessun albero, neppure in zone dove non davano sicuramente fastidio. Con quanto è successo in maggio si è purtroppo “rovinata l’immagine del fiume come territorio da frequentare”, sottolinea Fabio. E ora sarebbe molto utile e prezioso un lavoro delle istituzioni “per recuperare a un uso pubblico gli argini e le aree fluviali che non devono essere viste solo come una minaccia”. Perché, se quanto è successo è stata “una botta esistenziale e un evento epocale”, anche per Fabio Mongardi, alluvionato che ancora vive fuori dalla propria abitazione, “la vita continua”.
Claudio Casadio
Per approfondire - L'alluvione in Emilia-Romagna: luci e ombre della ricostruzione
È inizio maggio, un martedì per l’esattezza, e piove da giorni. Nessuno ha prestato particolare attenzione a quelle previsioni del meteo, tanto si sa che esagerano sempre. Eppure l’acqua continua a salire, a invadere le strade, a investire tutto quello che trova nella sua via. Quella notte sembrava non fare mai giorno. 620 milioni di euro di danni; 23 mila sfollati; le campagne emiliano-romagnole che non hanno più la stessa faccia. Ora che sono passati nove mesi, com'è la situazione?