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Appuntamento a Land's End

di Luigi Ercolani


Sempre devi avere in mente Itaca/raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio/ metta piede sull’isola, tu, ricco/ dei tesori accumulati per strada/ senza aspettarti ricchezze da Itaca./Itaca ti ha dato il bel viaggio,/ senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti?”.

La poesia è Itaca, scritta nel 1911, e tra le opere del letterato e giornalista greco Kostantinos Kavafis è forse quella che a queste latitudini risulta più conosciuta. Rinomata non solo in quanto struggente e malinconica ma, soprattutto, per la precisione con cui mette in risalto l'importanza del viaggio in quanto dinamica che permette di uscire da sé, dalle proprie proprie sicurezze, dalle proprie zone di comfort, per abbracciare esperienze che senza di esso non sarebbero possibili.

Appuntamento a Land's End, in questo senso, per certi versi porta in scena tale tema. Un Timothy Spall abilmente invecchiato da uno straordinario trucco (tanto che verrebbe da attribuirgli più dei quasi sessantasette anni che effettivamente ha) interpreta un ottantenne solo, fragile, fiaccato dagli eventi della vita ma ugualmente aggrappato, anzi, sarebbe il caso di dire proprio abbarbicato, ad un'ultima missione da compiere.

La fatica di quella che Francesco Guccini chiamava “l'ingiuria degli anni” è tanta, e fa sentire più volte i suoi colpi proprio mentre l'anziano è impegnato a ripercorrere a ritroso il viaggio che lo ha portato dal punto più a Sud dell'Inghilterra alla Cornovaglia. Tom, il protagonista, a volte devia o è costretto a deviare ma in qualche modo riesce sempre a tornare sul tragitto prefissato per giungere alla meta.

Un viaggio nello spazio, quindi, ma anche nel tempo, alla ricerca di un passato remoto da riannodare, nella fase conclusiva del suo transito sulla terra, con quelle che sono state le fasi successive della vita del personaggio stesso. Il fatto che a volte sbagli strada o trovi ostacoli è un monito tanto per lui quanto per lo spettatore: il tempo lineare non prevede una marcia indietro, un ritorno pedissequo sui propri passi, quindi, anche se si è alla ricerca di ciò che è stato, occorre sempre tenere presente che ci sarà qualcosa di nuovo, di inaspettato, di diverso rispetto al percorso originale.

Allo stesso tempo, però, Tom assume anche la funzione di ago della bussola per lo spettatore. Nella differenza tra il viaggio di andata, di cui vediamo i flashback, e il viaggio di ritorno che seguiamo in toto, infatti, passa un lasso di tempo talmente ampio da comprendere cambiamenti sociali, culturali e tecnici che rendono le due epoche molto diverse tra loro.

Va fatto, in merito, forse l'unico appunto al film. Pur risultando comunque una piacevole passeggiata lungo il viale del tramonto, infatti, Appuntamento a Land's End in alcuni episodi circoscritti ma evidenti strizza un po' troppo vistosamente l'occhio ad una certa narrazione che dipinge la cultura occidentale in toni eccessivamente severi mentre quella proveniente da fuori, invece, con toni esageratamente positivi. Un errore ideologico, naturalmente, in quanto, come sapeva anche Kavafis, nell'animo umano albergano insieme Bene e Male, a prescindere dal contesto in cui si è cresciuti.

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