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Birds of Prey e la fantamagorica rinascita di Harley Quinn


di Lorenzo Meloni


Dopo anni passati all'ombra del suo fidanzato, il clown-principe del crimine Joker, Harley Quinn torna single disperata, e senza la protezione del compagno scopre che tutta Gotham City non vede l'ora di farle la pelle. Nel suo tragicomico percorso verso l'emancipazione incrocerà le strade di una misteriosa killer di mafiosi, della detective che indaga sugli omicidi, di una cantante di locali malfamati con una voce "che stende" e di una ladruncola che ha fatto il passo più lungo della gamba.. All'interno del confusionario (non)progetto editoriale DC, il fatto che un film con buone prospettive di successo come Birds Of Prey si sia rivelato un fallimento al box-office americano non può sorprendere - ormai nulla sorprende più. La casa ha inseguito per anni il sogno di un universo espanso in stile Marvel, facendo tutto troppo in fretta e lasciandosi prendere a pesci in faccia dalla rivale. Colpa di realizzatori meno brillanti di quelli al soldo di Kevin Feige? Di un materiale narrativo poco malleabile per operazioni del genere? Delle stelle? In ogni caso DC è stata anche capace di stupire, e lo ha fatto con tre film completamente scollegati fra loro. Dopo che il fallimentare Justice League aveva tentato inutilmente di ripetere la formula collettiva di The Avengers, un personaggio (commercialmente) senza arte nè parte come Aquaman si è messo in proprio e a sorpresa ha sbancato, seguito dall'ancor più "non gli darei due lire" Shazam. Poi, e questa è già storia, un film semi-autoriale a budget ridotto come Joker di Todd Phillips ha fatto registrare incassi da capogiro. E ora, proprio quando sembrava che questa strategia cubista e randomica significasse la quadratura del cerchio per DC, Birds Of Prey cola a picco. Anche qui ci si sta interrogando sulle possibili ragioni, e chissà che non siano vere tutte: c'è chi dice mal pubblicizzato; chi azzarda che la nuova Harley Quinn - femminista, umorale, infagottata in pantaloncioni sformati - possa aver tolto al film una nutrita parte del pubblico, composta da tutti quei maschietti che avevano applaudito la prima, ultrasexy iterazione del personaggio interpretato da Margot Robbie in Suicide Squad (altra pazzesca storia DC, da cui proprio Harley è stata l'unica a uscire senza le ossa rotte); ma attenzione, ci dicono i nerd in sala: questa adorabile mattacchiona è amatissima anche e soprattutto dal pubblico femminile, che apprezza da sempre il rapporto d'amore sado-masochistico con Joker, criticato come "tossico" e diseducativo dopo l'uscita di Suicide Squad e pertanto cancellato da Birds Of Prey a colpi di bombe nucleari. Che l'agenda (come si dice in USA) politica del film possa esserglisi ritorta contro in modo così beffardo? Una cosa ci sentiamo di affermarla: l'insuccesso non sembrerebbe essere colpa del film. Birds Of Prey dirà poco di nuovo, e potrà stare antipatico per l'insistenza un po' ottusa con cui sottolinea la sua vocazione al girl power, ma è un onesto, trascinante e a tratti francamente esilarante superspettacolo di battutacce e botte da orbi, tanto vuoto e leggero (ma scientemente, in modo molto pop) quanto compatto e ben scritto. Presi cinque minuti per abituarsi al tono petulante della protagonista, si inizia ad apprezzare lei e l'allegro anarchismo carnevalesco che la accompagna ovunque, in quello che è un film-fumetto nel senso forte del termine: sembra proprio di sfogliare un albo, ed è uno spasso. A volte poi - quando la protagonista dà fondo alla sua vena Deadpool/Bridget Jones riflettendo sul contesto narrativo in cui si muove - vengono fuori divagazioni metatestuali niente male, come quando Harley legata a una sedia sfotte Black Mask (Ewan McGregor, impagabile) per il suo darsi arie da "personaggio complesso", con annesse sfumature machiste. Chiudiamo affermando l'ovvio, e cioè che il principale motivo per vedere Harley Quinn è sicuramente Margot Robbie. Emersa nel 2013 come puro oggetto sessuale in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, l'australiana si sta affermando sempre più come potente produttrice e caso maiuscolo di "attrice-autrice", dotata di un invidiabile fiuto (artistico ed editoriale insieme) per i progetti giusti, capace di valorizzare appieno la propria personalità e tracciare tramite essa una mitologia femminile unitaria, rabbiosa, vibrante. Se ad alcuni l'interpretazione di Sharon Tate in Once Upon a time in Hollywood di Tarantino era sembrato un passo indietro per la scarsa consistenza del suo ruolo attivo nella vicenda, lo stile tutto tarantiniano di Birds of Prey rassicura sulla continuità del percorso e l'intesa vicinanza fra questi due diversissimi personaggi di donne oppresse, così come è evidente che in Harley Quinn riviva qualcosa della squilibrata pattinatrice rock n' roll Tonya Harding interpretata da Robbie nell'ottimo Tonya (2017). Ma al di là del progetto è l'attrice che sta crescendo sempre di più, e questa assieme a quella della Harding è forse la sua prova migliore, coperta come in quel caso dal makeup pesante che spesso aiuta il pubblico a prendere sul serio i bellissimi (pensiamo a quanto spesso nel corso della loro carriera abbiano accettato di imbruttirsi Brad Pitt o Charlize Theron), scatenata, divertita e divertente. Lei è Harley Fucking Quinn, e il film è suo dalla prima all'ultima inquadratura.




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