La maglia azzurra si tinge di rosa. Mercoledì 27 aprile si è fatta la storia del calcio femminile e non è stato un goal o un cambio di allenatore, la rivoluzione è stata fatta con una firma.
Dal 1 luglio infatti tutti i contratti alle giocatrici saranno contratti professionisti che includano contributi previdenziali quali le tutele di base, per esempio, come la maternità e la malattia.
In termini di entrate, le giocatrici non guadagneranno quanto i loro colleghi uomini, ma almeno avranno lo status che meritano.
Il passo importante è nel riconoscimento delle tutele come spiega Carolina Morace, ex giocatrice e allenatrice:
Cosa cambia? La tutela. Io ho le ginocchia rovinate, avrei avuto diritto alla pensione dopo tanti anni di professionismo. E avrei avuto la pensione e sicuramente dei punti per l'invalidità.
Un passo importante a cui si lavorava da tempo anche grazie al successo mediatico scatenato dalle ragazze nelle scorse partite. Al traguardo esultano la C.T. della Nazionale Milena Bertolini e Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Calcio Femminile.
L’orgoglio è tutto italiano e il presidente del consiglio federale della FIGC, Gabriele Gravina, non potrebbe che esserne più soddisfatto. Queste le sue parole:
Il processo per il calcio femminile è definitivo, finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile, è una giornata importante. Oggi siamo la prima federazione in Italia ad avviare ed attuare questo importante percorso.
Il mondo dello sport ora è in attesa: con la prima mossa fatta dal sistema calcistico, il sentiero sembra spianato. Si spera in una prossima adesione di tutte le altre federazioni femminili italiane, come dovrebbe accadere a breve per la pallacanestro.
Se il pallone, alla fine dei conti, è rotondo, a chi importa se lo calcio un giocatore blu o uno rosa.
Eleonora Poli