Il lambrusco è uno dei vini italiani più conosciuti e amati, famoso per il suo carattere frizzante e la sua vivacità. Originario delle colline dell’Emilia-Romagna, questo vino rosso ha conquistato il palato di numerosi intenditori in tutto il mondo.
Il nome deriva dal latino “labruscum”, che significa “selvatico” o “selvaggio”, a indicare l’antica natura selvatica del vitigno. I primi tentativi di coltivazione dell’uva selvatica nel territorio padano sembra vi siano stati ancor prima della colonizzazione greca dell’Italia meridionale nel X secolo a. C. Successivamente, nell’età classica, poeti e scrittori come Virgilio, Catone e Varrone raccontano nelle loro opere del “Labrusca vitis”, un vitigno selvatico che cresceva ai margini delle campagne. Le prime testimonianze scritte sulla produzione di lambrusco risalgono al Medioevo, quando i monaci benedettini coltivavano e vinificavano le uve nelle abbazie della regione.
La storia racconta inoltre che il lambrusco fu decisivo nella battaglia di Sorbara, frazione nel comune di Bomporto in provincia di Modena, combattuta nell’ambito della lotta per le investiture e vinta dalle truppe di Matilde di Canossa contro i seguaci dell’imperatore Enrico IV. Matilde aveva a cuore il destino del proprio territorio e, alla vigilia della battaglia, che ebbe luogo nella caldissima estate del 1084, e precisamente il 2 luglio, pensò di tenere alto il morale dei soldati dando loro del buon vino da bere. Stessa idea l’ebbero anche le truppe imperiali. Quando Matilde giunse nel luogo della battaglia trovò i soldati nemici ubriachi e addormentati. Quindi con molta facilità i suoi uomini sconfissero le truppe ghibelline che, incapaci di prendere in mano la spada, furono massacrate. I pochi soldati sopravvissuti che ebbero la forza di alzarsi si diedero alla fuga.
Nel 1597, in pieno periodo rinascimentale, quando emerse l’esigenza di identificare e classificare i vitigni, Andrea Bacci, medico del Papa Sisto V, lodò i vigneti coltivati da Modena a Parma, descrivendo vini bianchi e rossi dal gusto gradevolmente frizzante e dal profumo soave che spumeggiavano in dorate bollicine quand’erano versati nel bicchiere.
Nei secoli 1700 e 1800 l’evoluzione tecnologica consentì di produrre e conservare i vini frizzanti e gli spumanti, dando loro un impulso definitivo alla loro commercializzazione. DEcisiva si rivelò in particolare l’introduzione della bottiglia “borgognona”, caratterizzata da un vetro resistente e spesso e del tappo di sughero tenuto fermo con uno spago per contenere la pressione dell’anidride carbonica prodotta dalla fermentazione degli zuccheri.
Nel 1814 il Conte Vincenzo Dandolo pubblicò a Modena le indicazioni per commerciare il Lambrusco senza alterazioni. Nel 1867 l’avvocato, agronomo, enologo, politico e notaio Francesco Aggazzotti propose una prima suddivisione esauriente delle tre maggiori tipologie di vitigni coltivati: il lambrusco della viola o di Sorbara, il lambrusco Salamino, il lambrusco dai graspi rossi.
Nei primi anni Sessanta del secolo scorso, con l’introduzione del metodo Charmat ovvero la spumantizzazione tramite una seconda fermentazione direttamente in bottiglia per rendere il vino ancora più frizzante, la produzione del lambrusco aumentò notevolmente. Nel ventennio successivo ebbero una forte crescita le vendite all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, dove il lambrusco venne promosso come una specie di Coca Cola italiana e arrivò a rappresentare circa il 50 per cento dei vini italiani importati.
Il lambrusco è composto da diverse varietà di uve, ognuna con caratteristiche uniche che contribuiscono alla complessità del vino. Tra le varietà più comuni vi sono il lambrusco Grasparossa, il lambrusco Sorbara, il Salamino e il Maestri. Ognuna di queste varietà conferisce al vino sfumature di gusto e di aroma distintive.
Il lambrusco di Sorbara doc, noto per il suo colore lieve, gli inconfondibili sentori di viola e frutti rossi, ha una freschezza impareggiabile. Il tannino aggraziato lo rende un vino apprezzato in tutto il mondo sia dai degustatori sia dai gastronomi più esigenti. Il lambrusco Grasparossa di Castelvetro doc, la cui zona di produzione comprende la provincia e il comune di Modena, ha un colore rubino intenso con riflessi violacei ed è caratterizzato da corpo e tannini pronunciati che lo rendono un compagno ideale per piatti corposi. Il profumo richiama l’uva appena pigiata, la mora, l’amarena e la viola. Il lambrusco Salamino di Santa Croce doc ha un colore rosso rubino e un profumo intenso. È apprezzato per la sua struttura, che lo rende adatto anche ai piatti più corposi. La zona di produzione comprende diversi comuni in provincia di Modena.
Ecco alcuni suggerimenti per riconoscere un buon lambrusco a partire da:
l’esame visivo, ovvero la densità e il colore. Un buon lambrusco si presenta denso e sanguigno, tingendo i calici con un colore indelebile. La spuma dev’essere alta e persistente;
la tonalità del colore, che va dal rubino intenso al rosso violaceo a seconda del tipo di lambrusco;
l’esame olfattivo. Il lambrusco ha un profumo intenso, anche se non necessariamente complesso, in cui si riconoscono note di rosa rossa e di frutta rossa come lampone, mora, ciliegia, e talvolta profumi speziati come pepe nero e chiodi di garofano;
l’esame gustativo. Il lambrusco dev’essere frizzante e fresco, con bollicine esuberanti, un retrogusto di frutta e una moderata dolcezza tendente alla freschezza.
Il lambrusco è incredibilmente versatile quando si tratta di abbinamenti culinari. Ecco alcuni suggerimenti:
salumi e formaggi. Il lambrusco si sposa perfettamente con salumi come prosciutto, salame e mortadella e con formaggi duri come il parmigiano;
pizza e pasta. L’acidità e la fruttuosità del lambrusco si armonizzano bene con i sapori di questi piatti;
pollo e carni magre. Il morbido tannino e l’acidità bilanciata del lambrusco si adattano bene a questi piatti;
pesce. Meglio optare Opta per le versioni più secche di lambrusco per bilanciare i sapori;
insalate e cibi leggeri. Grazie alla sua freschezza, il Lambrusco si sposa bene con questi piatti, ad esempio con l’insalata di rucola e parmigiano;
dolci e cioccolato. Il lambrusco può essere abbinato al dessert, magari in una versione più dolce per bilanciare i sapori.
Al prossimo brindisi, sollevate un calice di lambrusco e celebratene la storia e la diversità!
Laura Scandellari
Presidente Fitel Emilia Romagna