di Luigi Ercolani

Prendete il concetto di Inside Out e declinatelo in chiave italiana, che nel cinema di casa nostra significa sostanzialmente “chiave romana”. Cosa viene fuori? Certamente più di qualcuno potrebbe d'istinto rispondere “Una macchietta”.
E invece no. Follemente, il prodotto di questo inconsueto esperimento, risulta anzi decisamente ben riuscito, a riprova del fatto che le buone idee restano buone nel momento in cui vengono tradotte in maniera adeguata e piacevole.
E piacevole il nuovo lungometraggio di Paolo Genovese lo è certamente. Meno duro rispetto a Perfetti sconosciuti, più luminoso di The Place, riflessivo in modo diverso da Il primo giorno della mia vita, il film che da tre settimane è in testa al box office rappresenta certamente una gustosa novità nel cinema italiano.
Si è scritto in altre occasioni che a volte ci sono pellicole che hanno il merito di disancorare dai luoghi comuni la percezione che la cinematografia del nostro Paese offre di sé al pubblico. Nella fattispecie, queste produzioni cercano di distaccarsi dalla commedia leggera composta soprattutto da interpreti provenienti dalla televisione.
Ecco, in tal senso Follemente compie un'operazione decisamente diversa. Questo film, infatti, cerca non di porre elementi di alterità nel mercato audiovisivo, ma piuttosto di innovare all'interno del genere della commedia tanto apprezzato dal pubblico italiano.
Riprendendo come detto il concetto che sta alla base del più recente successo, in termini tanto di pubblico quanto di critica, della Pixar, Paolo Genovese stabilisce che è possibile proporre un cinema dal sapore internazionale anche se proveniente dall'Italia. Allo stesso tempo, tuttavia, questo stesso cinema assume peculiarità tutte nostrane.
Non sono infatti le emozioni, come nel caso di Inside Out, le protagoniste, ma le personalità. Lo spettatore ha dunque facoltà di esplorare dall'interno i due personaggi principali in termini di confronto con le differenti anime di ciascun componente della coppia.
Per certi versi questo tipo di approccio rappresenta un passo ulteriore rispetto al film d'animazione in questione. Se è vero che gli esseri umani sono composti di emozioni, infatti, risulta però altrettanto evidente che queste emozioni si manifestino in maniera differente a seconda delle situazioni o dei bisogni.
In questo senso, Genovese è acuto nel definire ogni componente della sua coppia centrale non come un concentrato di emozioni, come elemento prismatico che ospita al suo interno (è proprio il caso di dirlo) numerose sfaccettature. Sono queste ad essere a loro volta esposte alle proprie emozioni, creando un conflitto interno ben più complesso rispetto a quello più elementare che emerge da Inside Out.
Un cast composto da elementi d'eccezionale bravura, e per giunta con un livello d'amalgama reciproca marcatamente alto, propongono dunque un conflitto d'anime che rappresenta la vera forza propulsiva di Follemente. Lo spettatore si ritrova alternativamente in una o più delle personalità dei personaggi principali, potendo confrontarle con la sua esperienza personale.
Un confronto che risulta doppiamente importante, in quanto non solo chi guarda ha modo di riscoprire elementi di sé anche nelle personalità del sesso opposto, ma trovandosi di fronte uno specchio di queste ultime può ragionarci sopra e portare le sue riflessioni nel quotidiano. In tempi come questi, dove il conflitto tra i sessi viene alimentato attraverso un'aggressività dei media talvolta sconcertante, poter vedere dentro l'altro diventa una dote non meno che cruciale.