Antico come le prime civiltà, il teatro è stato sede di incontri e comunità fin dai greci. Con una storia millenaria è la prima arte performativa a diventare simbolo di una classe sociale e di un’ideale di società.
Le prime forme primordiali risalgono alla preistoria. Testimonianze affermano che i primi uomini celebravano gli animali a loro sacri con danze e interpretazioni corali per ottenerne protezione. Così facendo ricevevano il benestare delle divinità affinando sempre di più le loro capacità performative.
È con i greci però che il teatro diventa socialmente fondamentale. Le città stesse venivano costruite rispettando la centralità delle arene all’aperto in cui avvenivano le rappresentazioni. Partecipare come spettatore o come attore designava la propria classe sociale: i nobili sedevano tranquilli sugli spalti, mentre i meno abbienti lavoravano come fenomeni da baraccone. I primi spettacoli infatti erano perlopiù comici con scherzi e numeri riconducibili a una primitiva forma circense.
Con l’introduzione dei generi e l’affermazione degli autori come intellettuali, il teatro conquista sempre più dignità. Euripide, Sofocle, Eschilo, Aristofane sono solo alcuni dei nomi dei personaggi più in voga dell’epoca. Le loro commedie e le nuove tragedie segnano l’immaginario greco. Finalizzate, anche in questo caso, a ottenere il benestare degli dei, i testi del teatro greco introducono profezie, presenze soprannaturali e viaggi fantastici. Tutto ciò che è teatro è realtà, o almeno così era percepito dal pubblico dell’epoca. Edipo era simbolo di sofferenza, Elettra di ribellione, e le divinità erano quell’entità superiore contro cui non alzare mai la testa.
Erede della tradizione greca, il teatro romano distingue intrattenimento e arte. Negli anfiteatri infatti si alternavano scontro tra gladiatori e recite sofisticate sul senso filosofico dell’esistenza umana. L’epoca romana segna grandi nomi come Cicerone, Seneca, Andronico incastonandoli nell’Olimpo degli intellettuali. Il comico e l’uso della maschera prendono il sopravvento nell’epoca rinascimentale costruendo una corrente fatta di citazioni e rivisitazioni.
È con il teatro elisabettiano che le grandi opere vedono finalmente la luce. Inutile negare la centralità di un autore come William Shakespeare che con il suo corpus di opere ha riscritto le norme di un’arte che sembrava giunta alla fine. Romeo e Giulietta, Amleto, Macbeth sono il trampolino di lancio per storie nuove, tormentate e tragiche, che parlino al pubblico di ogni età e genere sociale sena più distinzioni. Il teatro all’inglese infatti posiziona il palco in alto rispetto al pubblico tutto in piedi con una fila di palchi destinati ai nobili. La recitazione apre le porte alle donne, fino ad ora precluse.
Grazie a Shakespeare il teatro è pronto a conquistare il mondo. Dalla Russia alla Spagna all’Italia, sempre più autori emergono denunciando la condizione del loro paese per riuscire a parlare il più possibile al proprio pubblico di riferimento. Brecht, Čechov, Tolstoj raccontano la povertà della fredda steppa russa, Goldoni e Pirandello giocano sugli equivoci e l’effetto farfalla delle decisioni sbagliate, Hugo in Francia racconta i drammi delle grigie e fredde grandi città, il Giappone presenta al mondo le sue maschere del teatro Kabuki.
Il teatro contemporaneo possiede una quantità di testi infinita di tutti i generi e lingue. Un’arte universale capace di parlare a tutti resa possibili da penne magistrali e personalità camaleontiche. La figura dell’attore affascina da sempre l’uomo. Dobbiamo ringraziare loro se quasi ogni giorno viviamo storie inaspettate e coinvolgenti. Siamo debitori di quella scarica elettrica che prova l’attore sul palco. Nessuno ne ha ancora trovato l’origine dicono sia adrenalina, trance agonistica, concentrazione. Probabilmente si può racchiudere in una parola: talento.
Nella giornata mondiale del teatro, nata a Vienna nel 1961, il pensiero e il ringraziamento più sincero va agli autori ma specialmente agli attori che, mettendoci la faccia, rendono quelle storie in bianco e nero, reali.
Eleonora Poli