In occasione del 1° marzo, giorno in cui nel 2022 entrò in vigore l’euro come moneta unica dopo un periodo di convivenza con la lira (la data ufficiale di adozione dell’euro da parte dei paesi dell’Unione europea aderenti alla moneta unica è il 1° gennaio 2002), pubblichiamo un articolo scritto da Andrea Sintini, segretario dell’associazione Valore Lavoro Aps, per la rivista online valorelavoro.com.
Il 18 ottobre 2023 potrà passare in un futuro non troppo lontano come una data storica. In futuro, forse, lo assoceremo automaticamente a un cambio radicale delle nostre vite citando Francoforte come oggi quando usiamo le Parole Schengen o Maastricht.
In quella data e in quel luogo, infatti, è stato deciso che, sì, l’euro digitale diventerà realtà. Ma cosa significa esattamente avere un euro digitale, cosa cambierà nelle nostre esistenze e quali sfide tecnologiche attendono gli operatori del mercato monetario?
Per rispondere alla prima domanda si potrebbe ricorrere a un paragone di tipo storico e rivolgersi a un non lontanissimo passato, in termini storici, allorquando la civiltà umana decise di utilizzare la carta moneta al posto delle monete costituite da metalli preziosi. In teoria non cambierà nulla, con 1000 euro digitali compreremo sempre quello che avremo comprato prima che il loro corso legale fosse stato determinato, ma nella pratica cambierà la nostra consuetudine nello scambio di moneta contante.
L’euro digitale avrà, infatti, due tipi di forme. Una sarà online. Questa forma, seppur radicalmente diversa dal punto di vista tecnico, non si distinguerà nella pratica da quello che è un bonifico effettuato online da un qualsiasi conto corrente. La seconda forma, offline, sarà la vera rivoluzione. Infatti, in un qualsiasi token, la forma di questo strumento è ancora da determinare. Verranno riposti soldi prontamente spendibili in ogni luogo, anche in assenza di un collegamento alla rete di Internet. Questo, nel medio periodo, finirà certamente per cambiare le abitudini di tutti i consumatori che abbandoneranno, progressivamente, la moneta cartacea per sostituirla con quella digitale.
Questa modalità di circolazione della moneta ha degli indubbi vantaggi. Essa è infatti certamente più pratica, velocizza le transazioni commerciali, rende più sicuro l’uso del contante (una volta incassato un esercizio commerciale può riversarlo automaticamente online sul suo conto) oltre ad avere un buon impatto sull’ambiente (è vero che consumerà energia, ma è altrettanto vero che i portavalori che consumano benzina quotidianamente verranno praticamente azzerati).
La sua adozione porta con sé, di converso, numerose sfide tecnologiche, di abitudine e pratiche, le più importanti delle quali sono la sua inattaccabilità da parte degli hacker e la privacy.
Una singola giornata di vacanza della moneta di corso legale non è infatti, in alcun modo, accettabile da parte della società contemporanea. Questa cosa è ben chiara a tutti e, pur in presenza di sistemi robustissimi, andrà affrontata con molta cautela. Per quanto riguarda la privacy, il problema non è tanto di natura tecnica. Piuttosto ha che vedere con la percezione da parte dei consumatori. La banca centrale dovrà fare di tutto per convincere i cittadini europei che, proprio come per i contanti, l’anonimato esisterà tale e quale nelle forme, legali, che saranno in vigore al momento del suo ingresso nel mondo delle transazioni reali.
Se per i consumatori, che nella prima fase saranno gli unici detentori del diritto di utilizzare e conservare l’euro digitale, i problemi sono principalmente di ordine tecnico/psicologico, discorso diverso va fatto per gli operatori di mercato, siano essi banche o gestori di strumenti di pagamento (carte di credito/debito paypal e simili).
Per essi infatti si prospetta una sfida di magnitudo molto maggiore. Idealmente, difatti, se l’euro digitale fosse detenibile senza limiti dai cittadini, quale utilità avrebbe una banca per un consumatore? E se si potesse pagare liberamente utilizzando l’infrastruttura della Bce, quale utilità avrebbe un bonifico o una carta di debito?
Per ovviare a questi problemi, ancora irrisolti dal punto di vista pratico, la Bce ha per ora deciso che ci saranno dei sistemi di limitazioni sia dal punto di vista soggettivo (solo consumatori) sia oggettivo (mettendo un limite alla quantità di euro digitale detenibile).
Ha inoltre determinato che le banche e gli operatori dei pagamenti dovranno ancora operare come intermediari indispensabili anche una volta che l’euro digitale avrà corso legale.
Insomma, per evitare di colpire il sistema finanziario e, quindi, la vita di tutti noi si è optato per una situazione intermedia dove vecchi e nuovi operatori intermedieranno per i consumatori una moneta di banca centrale. In altre parole si è deciso di mantenere lo status quo per un periodo indeterminato.
Se c’è una cosa che insegna la storia, però, è che tutte le sovrastrutture inutili alla vita dei cittadini vengono, prima poi, cancellate dai cittadini stessi.
Se veramente l’euro digitale nascerà, cosa che al momento sembra certa, anche se non nei tempi, c’è da dubitare che questa possa essere l’eccezione alla regola.
Andrea Sintini
Segretario Associazione Valore Lavoro Aps