Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale sono rimasti tatuati sulla pelle di molti, sul corpo di Luciano Salani, se è possibile, è stato impresso due volte.
Luciano cresce tranquillo nelle campagne bolognesi circondato dai suoi fratelli. Quando era poco più che bambino, però, Luciano inizia a stare scomodo dentro il suo corpo, non si sente un maschio a tutti gli effetti, si sente donna. Ma negli anni ’40 dire a alta voce la parola omosessuale, ancora peggio transessuale, era una condanna a morte diretta.
Costretto a arruolarsi come soldato italiano, Lucy viene catturato e deportato a Dachau, il primo campo di concentramento tedesco: prigioniero ora, non solo più del suo corpo, ma anche della sua anima costretta a vedere le torture del campo di sterminio. Il suo compito era quello di assegnare le targhette con i numeri ai cadaveri che venivano bruciati ogni notte. Le montagne di morti, le urla degli internati, le brutalità commesse dall’uomo segnano la morte di Lucy. «Ho 97 anni ora, ma sono morta allora» racconta nel suo film Un soffio di vita soltanto.
Dopo la liberazione, l’unica cosa che Lucy ha potuto fare è stata rinascere. Non accettata dai genitori e dai fratelli poiché spaventati dalla sua natura femminile, Lucy si trasferisce a Torino dove lavora inizia a lavorare come tappezziera. Ha continuato a tenere il nome di Luciano considerata sacro per lei: «me l’hanno dato i miei genitori» racconta «il mio nome non cambia la mia identità»
Lontana dalla famiglia, Lucy vive giorni indimenticabili. Conosce una ragazza orfana, Patrizia, che cresce come fosse sua figlia, si innamora svariate volte, lascia e viene lasciata. Finalmente Lucy si sente una donna libera. Ma donna non l’è ancora al cento percento. A metà anni ’80 accompagna a Londra degli amici intenzionati a cambiare sesso, e ne approfitta per eseguire l’operazione. Le condizioni sanitarie non erano adatte a un intervento così delicato e le causarono molti problemi, ma Lucy riesce a superare anche questi e a uscire da quella clinica nel corpo che ha sempre saputo essere suo.
La sua storia è raccontata nel film di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini Un soffio di vita soltanto, presentato alla 39° edizione del Torino Film Festival, che descrive, senza virgole, tutto quello che è passato davanti agli occhi di Lucy. L’essere bambino, figlio, soldato poi donna, figlia, madre e testimone.
«Si sopravvive perché non c’è alternativa» commenta Lucy. Le atrocità commesse da quegli uomini a Dachau resteranno per sempre dietro le palpebre di Lucy, solo l’amore delle persone conosciute nelle sue molteplici vite l’hanno aiutato a andare avanti e a essere testimone vivente di quegli anni. La forza di una donna che ha combattuto due battaglie: contro il fascismo e contro se stessa. Vincendole entrambe.
Eleonora Poli