
“Nina” è un romanzo che parla d’amore, ma non di quello idilliaco e perfetto che spesso si trova nelle storie romantiche. Lele Silingardi sceglie di raccontare l’amore nella sua forma più autentica e complessa: un sentimento che può essere luminoso e travolgente, ma anche fragile e doloroso, capace di lasciare un segno indelebile nell’animo di chi lo vive.
La storia si sviluppa attraverso il punto di vista del protagonista maschile, un uomo che, in un giorno qualsiasi, si ritrova improvvisamente sommerso dai ricordi della sua relazione passata con “Lei”. Il nome della donna non viene mai rivelato, un espediente narrativo che contribuisce a rendere il romanzo universale: Nina non è solo una persona, ma l’idea stessa di un amore vissuto intensamente e poi perduto.
La narrazione si muove tra passato e presente, tra ricordi carichi di emozioni e riflessioni intime sulla natura dell’amore e della perdita. Il protagonista ripercorre i momenti più significativi della sua storia con Nina, cercando di comprenderne il senso e di affrontare la nostalgia che lo pervade. Non c’è solo dolore nei suoi pensieri, ma anche una profonda gratitudine per ciò che è stato, per le emozioni vissute e per le lezioni apprese.
Uno degli aspetti più affascinanti di Nina è la scrittura evocativa di Silingardi. Il suo stile è poetico e raffinato, capace di trasmettere con delicatezza e profondità i sentimenti più intimi del protagonista. Le parole sembrano scorrere come una melodia malinconica, trasportando il lettore in un viaggio emotivo fatto di rimpianti, desideri e speranze. L’autore riesce a cogliere con grande sensibilità le sfumature dell’amore, mostrando come, anche quando una storia finisce, il sentimento non si dissolve mai completamente, ma si trasforma, si sedimenta nei ricordi e continua a esistere in una forma diversa.
L’amore, in questo romanzo, non è visto come una battaglia da vincere o perdere.
Non ci sono colpevoli o vittime, ma solo due persone che si sono amate, che hanno condiviso momenti unici e che ora devono fare i conti con la loro separazione. Il protagonista comprende che non sempre l’amore segue una logica, che non tutto può essere spiegato o controllato, e che alcune storie finiscono non perché manchi il sentimento ma perché la vita porta su strade diverse.
Alla fine del romanzo non c’è una vera e propria conclusione, perché l’amore non si chiude mai del tutto. Silingardi lascia il lettore con una riflessione aperta: forse il senso di un amore non sta nella sua durata ma nell’intensità con cui viene vissuto.
Nina è un libro che tocca il cuore, perfetto per chi ama le storie intime e introspettive, capaci di far riflettere e di emozionare. È una lettura consigliata a chi ha vissuto un amore importante, a chi ha dovuto lasciarlo andare e a chi crede che, anche quando una storia finisce, ciò che si è provato non viene mai cancellato del tutto.
Studio 1974
p. Fitel Emilia Romagna Aps