di Luigi Ercolani
Nel 1990 il mito di Micheal Jordan non era ancora arrivato ai livelli che avrebbe toccato poi negli anni successivi, quelli per intenderci del Dream Team alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, delle due triplette di titoli di fila degli anni Novanta, della estemporanea puntata nella cinematografia con Space Jam. All'epoca His Airness era ancora un'icona di (sempre relativo) basso calibro, ma ciò non significa che fosse totalmente sconosciuto al grande pubblico internazionale.
In fondo aveva vinto ininterrottamente la classifica cannonieri dalla stagione 1986/1987, e avrebbe continuato a farlo fino al 1998, fatta eccezione per i soli due anni del primo ritiro. Dunque non è impensabile immaginare che sia stato proprio lo stesso Jordan ad ispirare la canotta rossa a bordi bianchi e numeri neri della scuola superiore Shohoku al creatore del manga Slam Dunk, Takehiko Inoue, che le cronache peraltro riportano come grande appassionato di pallacanestro NBA.
Il fumettista giapponese all'epoca compose in effetti un quadro decisamente ispirato al campionato professionistico statunitense di basket, cavalcando per giunta un genere, lo spokon, ossia il manga sportivo, che da Tommy stella dei Giants (1966) in poi aveva trovato sempre più riscontro da parte del pubblico. Anche Slam Dunk in questo senso non fece eccezione: in poco tempo, infatti, schizzò in vetta alle classifiche di vendita.
Gli elementi che rendevano il fumetto, ed inseguito l'anime, così popolare, erano soprattutto la grande carica umana dei personaggi ed il realismo della narrazione. Avendo il creatore originale a curarne la sceneggiatura ed a dirigerne in prima persona la trasposizione cinematografica, il film The First Slam Dunk si attiene scrupolosamente alla poetica originaria, allo spirito intrinseco della storia così amata molti, e ne racconta nuovamente l'atto conclusivo, ovvero la finale del torneo interscolastico contro l'imbattibile Sannoh.
Grazie alle nuove possibilità date dal progresso tecnologico, in particolare la resa dei digitale dei movimenti e la colorizzazione, Inoue riesce anzi ad implementare ulteriormente l'elemento realistico del manga. Chi si è cimentato con la pallacanestro può constatare la verosimiglianza della maggior parte delle situazioni che avvengono durante la partita giocata dallo Shohoku: i fondamentali offensivi e difensivi, blocchi, gli scontri, persino l'arbitraggio, sono tutti elementi resi con rara maestria, addirittura più autentici di quanto siano mai riusciti a fare i film live action incentrati sulla palla a spicchi.
La complementarietà dei personaggi diviene simbolo, inoltre, della comunione d'intenti, e di talenti, che è necessaria affinché un gruppo di persone possa raggiungere un determinato scopo. Solo uscendo dalla propria sfera individuale per mettere al servizio dell'altro i propri pregi, ovvero l'insieme di storie personali, qualità caratteriali e competenze specifiche, è concretamente possibile compiere un percorso che porti alla realizzazione di obiettivi comuni.
Traducendo dunque sfide molto umane in ambito cestistico, The First Slam Dunk risulta quindi una produzione fruibile anche a chi non abbia mai fruito dell'originale prima d'ora. La curiosità, a questo punto è capire se, come successo negli anni Novanta, anche il film arriverà a produrre un'onda di passione per il basket nella terra del Sol Levante.