di Luigi Ercolani
Nella splendida cornice di Villa Salina, alle porte di Bologna, la sera di sabato 27 agosto è andato in scena un film dalle tematiche decisamente attuali. Un'ombra sulla verità (“L'homme de la cave”, Le Guay, 2021) è un lungometraggio francese certifica ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, la capacità del cinema transalpino contemporaneo di mantenere un'alta qualità della narrazione senza, per questo, perdere contatto con il pubblico ricorrendo a tecnicismi troppo sofisticati e a una grammatica da addetti ai lavori.
“Che cos'è la verità?” chiede Pilato a Cristo nel loro fatidico incontro. La domanda è una costante di questo film non solo nel titolo, ma anche sulla scena. I personaggi mentono tutti: mente l'antagonista, che dà a intendere di essere un perseguitato indifeso salvo poi smascherarsi per quello che solamente è nel finale; mente il protagonista, convinto che costruire una finzione in cui lui è l'unico a sapere che ci sono dei problemi possa tenere al sicuro i suoi cari; mentono quelli che, su diversi piani, condividono la vita con lui, chi per interesse, chi per quieto vivere.
L'ombra sulla verità si estende sin dall'inizio, quando Simon ed Hélène scoprono di aver venduto la cantina dello stabile parigino dove la famiglia di lui, di origine ebrea, vive da generazioni, a un ex-professore di liceo che è stato radiato dalla professione per aver divulgato ai suoi studenti tesi negazioniste circa l'Olocausto. In più, l'uomo ha altresì deciso di prendere dimora nel seminterrato, divenendo quindi un condomino piuttosto scomodo per i coniugi, con i quali molto presto gli altri inquilini iniziano a lamentarsi.
Un atto di fiducia come quello iniziale, ovvero la vendita senza prima aver raccolto informazioni adeguate sul compratore, dà paradossalmente, in questo modo, il via una serie di conflitti: marito contro moglie, genitori contro figlia, fratello contro fratello, figli contro genitori, coppia contro condomini e persino protagonista contro avvocati, ai quali pure ha affidato la procura di risolvere un caso tanto spinoso. Una serie di ostilità che però non sembra toccare la figura enigmatica che le ha provocate, che invece afferma di cercare la verità e di essere vessato per il suo non accontentarsi delle tesi ufficiali.
“Che cos'è la verità?” è allo stesso tempo, tuttavia, anche una domanda ricorrete nella riflessione dello spettatore durante la visione del film. Chi guarda è infatti quasi naturalmente portato a mettere in dubbio non tanto ciò che gli viene raccontato, ma ciò che si sceglie di raccontargli e ciò di cui, viceversa, egli rimane all'oscuro, e questo tanto nell'ambito macro (la storiografia) quanto nel micro (la vita quotidiana).
Un'ombra sulla verità mette quindi il fruitore nella scomoda posizione di doversi porre concrete domande sulla realtà che ha imparato e su quella che lo circonda. Coltivando però il dubbio sano, invece di quello nocivo.