di Luigi Ercolani
Raccontano che a Pio X, negli ultimi mesi della sua esistenza sulla Terra, capitò più volte di constatare affranto“Verrà il guerrone”. Papa Sarto morì poi il 20 agosto del 1914, dunque poco meno di venti giorno dopo che effettivamente erano iniziate le operazioni belliche di quella che per noi oggi è la Prima Guerra Mondiale.
Ciò che conduceva il pontefice veneto a tale conclusione era la situazione politica che era andata sedimentandosi sul continente europeo fino a quel momento. L'ultra-decennale azione di consolidamento concepita dal cancelliere Otto Von Bismarck per l'Impero Tedesco e il contemporaneo tentativo di Francia e Gran Bretagna di limitare la politica teutonica costituirono de facto le prime fondamenta del successivo conflitto.
Una tale premessa in apparenza non avrebbe nulla a che vedere con un film ucronico come War-La guerra desiderata. In realtà, grattando la superficie, è possibile vedere in questi eventi una base cruciale per comprendere il lungometraggio in questione.
Ciò che il regista mette in scena, infatti, altro non è che una declinazione in chiave attuale di quanto accaduto nel summenzionato periodo storico. Come papa Pio X ai tempi aveva tutti gli elementi per leggere il contesto politico europeo e concludere che si sarebbe arrivati ad una guerra, e a quale tipo di guerra, così anche i personaggi, e lo spettatore con essi, sono in grado di capire sin dalle prime battute quale sarà l'inevitabile risultato.
Come esplicita il titolo, è possibile intuire sin da subito che quella che esplode è una belligeranza voluta, predisposta, cercata. Ed allo stesso modo dell'omicidio perpetrato dal terrorista Gavrilo Princip ai danni dell'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando, anche le conseguenze dello scontro violento tra ragazzi italiani e spagnoli appaiono unicamente come un pretesto per dare il via a delle ostilità che sembrano tutto fuorché provenire dal sentiment del momento.
Il regista Gianni Zanasi, in questo senso, pare intenzionato a mettere in evidenza l'ipocrisia di quella politica che a parole vuole la pace ma intanto prepara la guerra, che si si richiama a valori virtuosi ma intanto predispone strategie per soverchiare il soggetto individuato come nemico. Una tattica subdola e opportunistica, che attraverso l'inganno cerca di legittimare presso l'opinione pubblica ciò che la gente comune ha invece introiettato come immorale.
O meglio, parte della gente comune. War-La guerra desiderata non si dimentica infatti di porre l'accento anche su quelle persone che nella guerra, nella lotta armata, nella sopraffazione sull'altro trovano una sicurezza. Si tratta invece, né più né meno, di una valvola di sfogo per le prove che la vita ha loro riservato, ma che alla fine non può che rivelare il suo lato più meschino, più radicale o più infervorato.
In questo senso, il regista sembra voler mettere nero su bianco che, pur scaturendo da persone provenienti da contesti sociali diversi, entrambi gli atteggiamenti risultano parimenti deleteri, finendo per ripercuotersi in maniera negativa anche su chi li ha messi in pratica. Zanasi, al contrario di molti colleghi del passato, non si esprime esplicitamente in merito all'inopportunità della guerra, ma invita a leggere i segni dei tempi nel mondo reale per poterla eventualmente prevenire.